Arti marziali cinesi
Le origini delle arti marziali cinesi risalgono a circa 5,000 anni fa e nacquero dal crescente bisogno di autodifesa della popolazione, sviluppandosi successivamente in attività collegate alla caccia e all’addestramento militare; esercizi questi che richiedevano l’apprendimento di tecniche di lotta corpo a corpo e l’uso di armi. Nonostante questi presupposti, le arti marziali ben presto si evolsero fino ad inglobare i principi su cui si fondano ancora oggi diverse filosofie, divenendo da semplice mezzo di attacco, difesa e allenamento fisico, a metodo di crescita personale.
Secondo la leggenda, le prime forme di arti marziali furono introdotte durante il regno del mitico Imperatore Giallo, il quale oltre ai numerosi trattati da lui scritti lasciò ai posteri anche alcuni saggi sulle arti marziali. Già durante la dinastia Shang negli annali di Primavera ed Autunno degli Stati di Wu e Yue venivano minuziosamente descritti i principi di base delle teorie e delle tecniche di alcune forme di combattimento, mentre nel VI secolo a.C. Confucio suggeriva al conte dello Stato di Lu di spronare la gente comune a praticare le arti marziali in aggiunta alle arti letterarie, in modo da favorire la loro diffusione oltre i ranghi.
Lo sviluppo spirituale delle arti marziale portò le stesse a divenire fonte d’espressione di molti trattati taoisti, in particolare il Dao De Jing e il Zhuangzi, ovvero i massimi capolavori della letteratura taoista. In particolare sono da menzionare gli eventi accaduti dopo la caduta della dinastia Qing: nel periodo di transizione dall’impero alla repubblica, le arti marziali divennero man mano sempre più accessibili a tutti gli strati della popolazione e ciò anche per via dei tumulti dovuti all’invasione giapponese e alla guerra civile: molti grandi maestri infatti vennero incoraggiati ad insegnare pubblicamente la loro arte, divenendo ben presto vanto e orgoglio nazionale. Vennero pubblicati molti manuali sull’insegnamento delle arti marziali e venne creata persino un’accademia, una squadra di esperti viaggiò in tutto il mondo esibendosi in varie dimostrazioni, tra cui quella delle olimpiadi di Berlino nel 1932 a cui seguì la nascita di numerosissime associazioni sportive, sia in Cina che all’estero.
Secondo la leggenda, le prime forme di arti marziali furono introdotte durante il regno del mitico Imperatore Giallo, il quale oltre ai numerosi trattati da lui scritti lasciò ai posteri anche alcuni saggi sulle arti marziali. Già durante la dinastia Shang negli annali di Primavera ed Autunno degli Stati di Wu e Yue venivano minuziosamente descritti i principi di base delle teorie e delle tecniche di alcune forme di combattimento, mentre nel VI secolo a.C. Confucio suggeriva al conte dello Stato di Lu di spronare la gente comune a praticare le arti marziali in aggiunta alle arti letterarie, in modo da favorire la loro diffusione oltre i ranghi.
Lo sviluppo spirituale delle arti marziale portò le stesse a divenire fonte d’espressione di molti trattati taoisti, in particolare il Dao De Jing e il Zhuangzi, ovvero i massimi capolavori della letteratura taoista. In particolare sono da menzionare gli eventi accaduti dopo la caduta della dinastia Qing: nel periodo di transizione dall’impero alla repubblica, le arti marziali divennero man mano sempre più accessibili a tutti gli strati della popolazione e ciò anche per via dei tumulti dovuti all’invasione giapponese e alla guerra civile: molti grandi maestri infatti vennero incoraggiati ad insegnare pubblicamente la loro arte, divenendo ben presto vanto e orgoglio nazionale. Vennero pubblicati molti manuali sull’insegnamento delle arti marziali e venne creata persino un’accademia, una squadra di esperti viaggiò in tutto il mondo esibendosi in varie dimostrazioni, tra cui quella delle olimpiadi di Berlino nel 1932 a cui seguì la nascita di numerosissime associazioni sportive, sia in Cina che all’estero.
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