Storia della lingua cinese
I caratteri cinesi si sono evoluti da primitive forme di geroglifici, e si possono rintracciare alla dinastia Shang (a partire dal XVI secolo a.C). Il primo documento contenente rudimentali forme della lingua cinese è l'Oracolo su Ossa, una preziosa testimonianza in uso durante i riti mantici del fuoco e scritta proprio su ossa (si usava scrivere anche su altri materiali, come il guscio delle tartarughe, o più avanti nel tempo su cocci di vasellame e bronzo). Per i motivi sopra descritti, gli ideogrammi della lingua cinese, non possono essere considerati tuttavia dei pittogrammi: la maggiorparte di essi si compone infatti di vari elementi e soltanto alcuni tra gli ideogrammi più semplici possono essere considerati interamente come pittorici.
Durante la dinastia Han, attorno all’anno 100, gli ideogrammi furono suddivisi per la prima volta in varie tipologie, identificandone sei: pittogrammi puri, ideogrammi semplici, ideogrammi composti, prestiti fonetici, composti fonetici e caratteri derivati. Dell’insieme di tutti i caratteri contenuti nelle sei categorie, soltanto il 4% è pittografico, mentre gli altri sono generalmente composti di una parte semantica che ne indica il significato e di un elemento fonetico che ne indica (o meglio indicava) la pronuncia. Tutti gli ideogrammi cinesi sono costruiti mediante combinazioni di uno o più dei 214 radicali che sono alla base del sistema di scrittura e che possono essere considerati come i morfemi della lingua scritta.
La categorizzazione dello sviluppo del cinese è materia di acceso dibattito fra gli esperti: generalmente viene identificata una prima fase definita Cinese Antico che indica il cinese che veniva usato agli inizi della dinastia Zhou (1122 – 256 a.C.). Nonostante sia estremamente difficile cercare di ricostruirne la fonetica, gli esperti sono stati comunque in grado di avanzare valide ipotesi in merito e di dedurre che molto probabilmente il cinese di quell’epoca non era ancora tonale.
Il Cinese Medio era la lingua utilizzata durante le dinastie Sui, dinastia Tang e dinastia Song (VI – X secolo) e in questo caso i linguisti sono generalmente soddisfatti degli studi compiuti in materia di ricostruzione della pronuncia: fu proprio in questo periodo che i toni fecero la loro comparsa, seguendo la logica del bisogno di differenziazione sorto in seguito alla perdita o della trasformazione di certe consonanti del Cinese Antico.
L’evoluzione che ha portato al Cinese Moderno è molto complessa e segue modelli di sviluppo molto diversi da regione a regione. Fu solo nella metà del XX secolo che il Mandarino fu scelto come lingua ufficiale, attraverso l’educazione compulsoria in tutto lo Stato; nonostante il suo rapido sviluppo, ci vorrà ancora del tempo affinché possa raggiungere tutti gli strati della popolazione.
Il processo di romanizazzione è la traslitterazione della pronuncia dei caratteri cinesi in lettere dell’alfabeto latino: ci sono molti sistemi diversi e ciò è principalmente dovuto al fatto che i cinesi svilupparono un proprio sistema soltanto in tempi recenti, mentre i primi sistemi furono ideati già dai missionari cristiani nel XVI secolo. Il sistema di traslitterazione più comune utilizzato oggi è il Pinyin, introdotto nel 1956 dalla Repubblica Popolare Cinese. In pochissimo tempo è diventato non solo il sistema standard per l’insegnamento del cinese in scuole e università in qualsiasi parte del mondo, ma viene anche utilizzato dai cinesi stessi per insegnare ai bambini parole difficili o poco note.
Durante la dinastia Han, attorno all’anno 100, gli ideogrammi furono suddivisi per la prima volta in varie tipologie, identificandone sei: pittogrammi puri, ideogrammi semplici, ideogrammi composti, prestiti fonetici, composti fonetici e caratteri derivati. Dell’insieme di tutti i caratteri contenuti nelle sei categorie, soltanto il 4% è pittografico, mentre gli altri sono generalmente composti di una parte semantica che ne indica il significato e di un elemento fonetico che ne indica (o meglio indicava) la pronuncia. Tutti gli ideogrammi cinesi sono costruiti mediante combinazioni di uno o più dei 214 radicali che sono alla base del sistema di scrittura e che possono essere considerati come i morfemi della lingua scritta.
La categorizzazione dello sviluppo del cinese è materia di acceso dibattito fra gli esperti: generalmente viene identificata una prima fase definita Cinese Antico che indica il cinese che veniva usato agli inizi della dinastia Zhou (1122 – 256 a.C.). Nonostante sia estremamente difficile cercare di ricostruirne la fonetica, gli esperti sono stati comunque in grado di avanzare valide ipotesi in merito e di dedurre che molto probabilmente il cinese di quell’epoca non era ancora tonale.
Il Cinese Medio era la lingua utilizzata durante le dinastie Sui, dinastia Tang e dinastia Song (VI – X secolo) e in questo caso i linguisti sono generalmente soddisfatti degli studi compiuti in materia di ricostruzione della pronuncia: fu proprio in questo periodo che i toni fecero la loro comparsa, seguendo la logica del bisogno di differenziazione sorto in seguito alla perdita o della trasformazione di certe consonanti del Cinese Antico.
L’evoluzione che ha portato al Cinese Moderno è molto complessa e segue modelli di sviluppo molto diversi da regione a regione. Fu solo nella metà del XX secolo che il Mandarino fu scelto come lingua ufficiale, attraverso l’educazione compulsoria in tutto lo Stato; nonostante il suo rapido sviluppo, ci vorrà ancora del tempo affinché possa raggiungere tutti gli strati della popolazione.
Il processo di romanizazzione è la traslitterazione della pronuncia dei caratteri cinesi in lettere dell’alfabeto latino: ci sono molti sistemi diversi e ciò è principalmente dovuto al fatto che i cinesi svilupparono un proprio sistema soltanto in tempi recenti, mentre i primi sistemi furono ideati già dai missionari cristiani nel XVI secolo. Il sistema di traslitterazione più comune utilizzato oggi è il Pinyin, introdotto nel 1956 dalla Repubblica Popolare Cinese. In pochissimo tempo è diventato non solo il sistema standard per l’insegnamento del cinese in scuole e università in qualsiasi parte del mondo, ma viene anche utilizzato dai cinesi stessi per insegnare ai bambini parole difficili o poco note.
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