Confucio
Confucio (551-479 a.C.) è stato un filosofo cinese, e uno dei massimi pensatore che la storia del mondo abbia mai conosciuto. Nacque nella città di Qufu, nella provincia dello Shandong, da una famiglia di nobili origini caduta in povertà. Secondo gli “Annali del Grande Storico”, compilati ben quattrocento anni dopo la sua morte, Confucio inizialmente intraprese diverse professioni, lavorando sia come pastore che come contabile e fu solo all’età di 53 anni che riuscì a ricoprire la carica di Ministro della Giustizia alla corte dello Stato di Lu. Dopo alcuni anni tuttavia, profondamente insoddisfatto del modo di governare del duca di Lu, decise di presentare le sue dimissioni e di intraprendere un lungo viaggio attraverso i vari regni della Cina centrale e nord-orientale, esponendo e spiegando i suoi insegnamenti ai vari sovrani nel tentativo di convincerli ad applicare la sua dottrina per il governo del loro stato.
Confucio non lasciò dietro di sè alcuno scritto per esporre e sistematizzare le sue idee e gli studiosi devono così servirsi delle memorie compilate dai suoi discepoli e dai suoi studenti per delineare quanto più possibile il suo pensiero. Nonostante nei famosi “Dialoghi”, in cui sono descritte molte delle sue sue gesta e parole, Confucio si presenti come colui che “trasmette senza inventare nulla”, in realtà egli promosse molte nuove idee, rivoluzionando il modo in cui venivano concepiti molti aspetti della tradizione. Egli non era interessato nella costruzione di una teoria sociale sistematica, bensì voleva che i suoi studenti pensassero con la propria testa e studiassero con entusiasmo e dedizione il mondo esterno, paragonando i problemi morali del presente ad eventi politici del passato.
Con le sue idee influenzò il modo di vivere della socità cinese del suo tempo, caratterizzata da un periodo di grandi guerre tra gli Stati feudali. Il confucianesimo infatti spiegava all'uomo i benefici dell'etica applicata alla vita personale e alla politica, alle relazioni di tutti i giorni come quelle della famiglia, del rapporto tra governanti e cittadini, tra genitori e figli e amici; spiegava come il concetto di giustizia, quello di onestà e sincerità potessero da soli portare giovamento alla società intera. Una filosofia questa che venne successivamente portata oltre il confine della Cina da padre Matteo Ricci, il noto gesuita e profondo conoscitore della cultura cinese.
Confucio non lasciò dietro di sè alcuno scritto per esporre e sistematizzare le sue idee e gli studiosi devono così servirsi delle memorie compilate dai suoi discepoli e dai suoi studenti per delineare quanto più possibile il suo pensiero. Nonostante nei famosi “Dialoghi”, in cui sono descritte molte delle sue sue gesta e parole, Confucio si presenti come colui che “trasmette senza inventare nulla”, in realtà egli promosse molte nuove idee, rivoluzionando il modo in cui venivano concepiti molti aspetti della tradizione. Egli non era interessato nella costruzione di una teoria sociale sistematica, bensì voleva che i suoi studenti pensassero con la propria testa e studiassero con entusiasmo e dedizione il mondo esterno, paragonando i problemi morali del presente ad eventi politici del passato.
Con le sue idee influenzò il modo di vivere della socità cinese del suo tempo, caratterizzata da un periodo di grandi guerre tra gli Stati feudali. Il confucianesimo infatti spiegava all'uomo i benefici dell'etica applicata alla vita personale e alla politica, alle relazioni di tutti i giorni come quelle della famiglia, del rapporto tra governanti e cittadini, tra genitori e figli e amici; spiegava come il concetto di giustizia, quello di onestà e sincerità potessero da soli portare giovamento alla società intera. Una filosofia questa che venne successivamente portata oltre il confine della Cina da padre Matteo Ricci, il noto gesuita e profondo conoscitore della cultura cinese.
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